In linea con la più recente letteratura scientifica, il progetto prende avvio dalla voce e dall’esperienza dei peer mentors, coloro hanno attraversato un percorso di recovery e hanno superato il proprio Disturbo dell’Alimentazione. In particolare, si è visto che lo sviluppo di relazioni sociali in grado di sostenere e supportare l’altro, a partire da un vissuto comune, è un fattore importante per favorire un percorso di guarigione più duraturo, meno ambivalente rispetto al cambiamento e più aderente alla terapia.
Pertanto, come può il sostegno sociale essere integrato all’interno di un trattamento terapeutico?
Il modello del peer-mentoring favorisce questa possibilità, in quanto permette di creare un ponte tra chi sta attraversando una fase iniziale di recovery e chi, invece, ha superato il disturbo. I mentori, sulla base della propria esperienza di malattia, forniscono assistenza e supporto pratico promuovendo il supporto sociale e infondendo speranza nelle possibilità di cambiamento (Hanly et al., 2020).
La piattaforma digitale e l’app, attraverso le quali sarà erogato il GSH, prevedono uno spazio dedicato a forum groups settimanali (di 1 ora) ognuno dei quali verterà su specifiche tematiche concordate dal team di ricerca. Ai fini della buona riuscita dei forum groups sono state create delle regole specifiche che andranno osservate con attenzione pena l’esclusione dai gruppi online. Un training sul motivational interviewing verrà erogato a peer mentors e low experienced students, da parte del team di ricerca.
Supportare e offrire spunti di riflessione a persone che stanno passando momenti difficili. Lo scopo di ogni forma di prevenzione e sensibilizzazione è quello di lasciare qualcosa e
dare un contributo che potrebbe salvare il presente di qualcuno.
Sono sempre stata una grande sostenitrice della terapia. La mia storia di recovery residenziale è stato un lavoro essenziale per potermi riappropriare della mia vera realtà. La terapia mi ha aiutata molto ad uscire dalle mie zone d'ombra e a tenere a bada "l'eredità della malattia" una volta guarita. Chiedere aiuto non è una debolezza ma segno di grande forza e, quando non riusciamo a farlo, è importante fidarsi di coloro che ci amano e farci guidare. Anni fa ho iniziato a raccontare la mia storia e oggi la mia sensibilizzazione si basa sia sulle sensazioni personali che ho provato anche io, sia sulla dietrologia culturale e sociale che vi è dietro queste forme di disagio. Sono sempre stata convinta che conoscere il ‘nemico’ sia essenziale per imparare a tenerlo lontano. Da diverso tempo mi soffermo anche molto sul “post guarigione” di cui si parla sempre molto poco.
Esserci, tenere la mano a chi ne ha bisogno. Quella mano che la me del passato avrebbe tanto desiderato avere.
Quando soffrivo di un disturbo alimentare, il Binge Eating non era molto conosciuto e non ho ricevuto le cure adeguate. Oggi abbiamo molte opportunità e ritengo sia essenziale chiedere aiuto e fare rete, perché insieme è tutto più semplice. Metto a disposizione la mia esperienza per essere fonte di ispirazione o per donare speranza affinché nessuno si senta solo o incompreso.
Fare la differenza insieme, per assicurare maggiore aderenza al percorso di terapia, offrire un supporto e unire le forze per dare maggiore sicurezza a chi la cerca.
Nella mia storia di recovery il supporto degli altri e la possibilità di chiedere aiuto sono stati fondamentali. Il legame con l’altro consente una maggiore aderenza al percorso di recovery, da soli non si ottiene lo stesso risultato. Avere accanto una persona che ha attraversato la stessa esperienza, potrà essere un elemento di cambiamento che contribuirà a guardare alla vita in modo diverso. Sono una personal trainer inclusiva e una biologa nutrizionista in formazione e oggi mi occupo di dare un nuovo significato allo sport e sfatare i falsi miti sui Disturbi Alimentari.
Continuare ad aiutare sempre più persone che stanno soffrendo di un Disturbo Alimentare, non ho mai smesso di credere a INTERconNEcT-ED(s) e nella possibilità di una vita dopo il Disturbo Alimentare.
Nel mio percorso di recovery, chiedere aiuto e ricevere il supporto degli altri è stato importantissimo, soprattutto da parte di persone che vivevano o che avevano vissuto prima di me la stessa sofferenza. Durante il mio percorso verso la guarigione, ho sempre raccontato la mia storia e continuo a farlo raccontando me stessa e cosa faccio.